lupi mannari nottetempo

William Etty, Hero and Leander (1828)

sulla riva giacciono stremati
i lupi mannari del sabato notte
sognando l’arrivo della loro Circe
che muti al meriggio in istinto animale
quel che è stata bestialità umana.
La ronda dei gabbiani lascia incolumi
queste creature fuse nel bronzo dell’alba
quando la temperatura fra testa e cuore
rende trasparente ogni pensiero
e la verità da nuda si fa all’osso.

P.S.: ringrazio Matteo Vecciarelli per avermi segnalato questo brano dei July Talk, innovativa e potente cover di una canzone dei Credence Clearwater Revival.

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4 pensieri su “lupi mannari nottetempo

  1. Ciao Danilo, attraverso il mito, hai ben rappresentato queste anime perdute e sole, alla ricerca di stordimento momentaneo ma sempre desiderose che Circe le trasformi in esseri migliori. Quanto dolore, quante trafitture ma, attraverso la fusione col bronzo dell’alba, il nuovo riscatto arriva.
    Grazie Poeta!
    annamaria

  2. Danilo
    I tuoi pensieri sono trasparenti
    Si riflettono in uno specchio
    dove appare la mia immagine
    distorta
    stremata
    dalla bestialità umana
    L’alba rende trasparente
    ogni pensiero
    Sparisce lo specchio
    la paura
    l’inganno
    Il sole è ormai alto
    Anche la mia anima

  3. Una poesia conturbante, tenebrosa, nel cui cuore mi sembra di scorgere una sfumatura di rimpianto mista a rassegnazione. Rimpianto nel trovare in questa decadenza l’unico attimo di, forse, assoluta onestà tra ciò che si sente e ciò che si vorrebbe, con la conseguente rassegnazione. È solo una mia lettura, ma spero si avvicini alle intenzioni originali.

    1. Lettura per niente peregrina, caro Matteo. Anzi, direi che si avvicina molto a quanto a suo tempo sentii e pensai. E, in ogni caso, mostra, almeno a me, che questa poesia colpisce e attrae per portarti dentro ad alcuni stati di abbandono, o come dice lei, Matteo, di rassegnazione, che svelano tanto delusioni e sconfitte quanto rimpianti e barlumi di pacificazione interiore, sia pure fosse solo per sottrazione, per perdita. Ogni volta che apro e “inghiotto” il lettore dentro ad un significato plurimo, ma anche internamente coerente, penso di non aver del tutto scritto invano e inefficacemente. Ma soprattutto di non aver scritto per me. Poiché scrivere non è mai invano. O almeno spero.
      Grazie.
      DB

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