Su due sponde

Vasilij Vasil’evič Kandinskij, Alcuni cerchi (1926)

Diramano notizie tendenziose
oche selvagge nereggianti il cielo
là dove sei la fedele a me devota
ti ho cercata, sì da bruciarmi gli occhi

ai piedi del mare la tua pupilla si dilata
e gonfia il seno la tristezza che separa
fosse un ponte la lingua tra capezzolo e gola
urlerei d’amore, sì da colmare le distanze

la tua voce è una sonata per archi e fiati
ma stride la nota a ricordarci quel che fummo
tu gabbiano io corvo, un’ala bianca un’ala nera.

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3 pensieri su “Su due sponde

  1. Versi “eccezionali” nel senso etimologico del termine, per descrivere la ricerca e il desiderio dell’altro e l’impossibilità di colmare distanze, differenze, incompatibilità… O almeno è quello che leggo io. E poi, la forza semantica dell’ultimo verso, che da solo è poesia compiuta. Il nero e il bianco che si cercano e si respingono, come “Alcuni cerchi”.
    Bella, bella!

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