La costruzione di un amore

A Genova è da molti decenni che si aggirano grandi cantautori. Uno di questi ha scritto una delle più potenti canzoni d’amore di ogni tempo, musica e parole che ti prendono alle viscere e ti fanno scoprire la tua essenza d’animale d’amore, impasto di sangue e di sogni. Anzi, ti fa “mordere le braccia”. Sto ovviamente parlando di Ivano Fossati e di quel capolavoro che è La costruzione di un amore.
Fu scritta per Mia Martini, all’epoca della storia d’amore tra i due grandi artisti. Una storia tormentata, intensa e impossibile da contenere entro binari ordinari. Qualcosa che ha ferito entrambi, con il carnefice che si fa vittima e viceversa. Così è almeno passata alla cronaca, o meglio: alla leggenda, di quella che circola e si confonde con la storia della musica italiana.
Ascoltare questa canzone ti contorce le viscere fino a farti piegare, infine inginocchiare di fronte a quell’altare di sabbia che è la costruzione di un amore. La voce di lui, la voce di lei, e alla fine non ho hai più pelle, sei scorticato, puoi incendiarti direttamente il cuore con il sale delle lacrime che t’hanno alluvionato fino all’anima. Impasto colante di sangue e sogni… proprio così. Una casa da tirar su con la passione della pazienza, se hai davvero voglia che resista ad ogni tipo di intemperie. E così ricordati anche di congiungere a sera quelle mani lorde e piagate da tanto duro e tenace lavoro. E alza lo sguardo.
Un ascolto in forma di preghiera, perché ogni amore degno di tal nome ti fa premere contro la terra, sprofondare le ginocchia fino al punto di essere tutt’uno con la vita e sai che il cielo ne è una parte, la proiezione in avanti, la propulsione, la prolusione e la conclusione. [DB]

La costruzione di un amore
Ivano Fossati

La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane

La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un altare di sabbia
in riva al mare

La costruzione del mio amore
mi piace guardarla salire
come un grattacielo di cento piani
o come un girasole

ed io ci metto l’esperienza
come su un albero di Natale
come un regalo ad una sposa
un qualcosa che sta lí
e che non fa male

E ad ogni piano c’è un sorriso
per ogni inverno da passare
ad ogni piano un Paradiso
da consumare

dietro una porta un po’ d’amore
per quando non ci sarà tempo di fare l’amore
per quando vorrai buttare via
la mia sola fotografia

E intanto guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo

e sono qui
e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia

sono io che guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo l’orizzonte
ci fosse ancora cielo

e tutto ciò mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso

E la fortuna di un amore
come lo so che può cambiare
dopo si dice l’ho fatto per fare
ma era per non morire

si dice che bello tornare alla vita
che mi era sembrata finita
che bello tornare a vedere
e quel che è peggio è che è tutto vero
perché

La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane

la costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un altare di sabbia
in riva al mare

E intanto guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo

e sono qui
e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia

sono io che guardo questo amore
che si fa grande come il cielo
come se dopo l’orizzonte
ci fosse ancora cielo

e tutto ciò mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso

.

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Un pensiero su “La costruzione di un amore

  1. Sono ormai abituato alle incredibili sorprese che ci riserva la POLIEDRICITA’, davvero senza confini, di DANILO BRESCHI. Storico rigoroso, prolifico, poeta sublime, carnale, appassionato, musicologo raffinato. Questa volta mi sento particolarmente chiamato in causa. MIA MARTINI era, quando la conobbi, una splendida ragazza di Bagnara, pochi chilometri da Reggio Calabria, la mia città. Ho seguito da vicino la sua ascesa, i successi, l’amore con Fossati e la crisi, irrecuperabile, determinante nella sua tormentata, breve vita. La incredibile damnatio di cui fu vittima,nella colpevole ignavia degli amici che avrebbero dovuto difenderla, da un marchio orrendo nella sua stupidità,eppure capace di produrre un assurdo ostracismo. Fu dimenticata, evitata, come la peste, perché portava “sfiga”. Ne soffrì senza ribellarsi, con l’abitudine al dolore che è peculiare delle donne calabresi. Recuperata, occasionalmente, a pezzi memorabili, con Roberto Murolo e Gragnaniello. Di Lei rammento una esibizione,a Gallico,vicino al mare reggino,a due passi da Bagnara.Una serata fredda di settembre. Il guasto improvviso all’impianto. La rivedo seduta sui gradini, sconsolata, triste, avvolta in un felpa. Non capimmo, allora, non sapevamo.Poi fu tutto chiaro.

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