Sconfinando in forme di vento

Katsushika Hokusai, “La grande onda di Kanagawa” (1830-1831)

irrompi tra le mie cose
ma non sei possesso
agguanti l’ultimo passaggio
che non ha mete, non ha fermate
ma un orizzonte ogni mattina

ti avvicini ma è solo un corpo
poi indietreggi e mai sei stata così
ad un passo da me

un tuo gesto mi resta estraneo
poiché lo sai che prossimo è chi vuoi.

Invece no, io credo all’assalto
a cuore nudo
brancolando
come uno che recita certezze
dopo che un fiore ebbi sguainato
e con l’inchiostro duellai la paura
nel calore di un incendio propagato
dagli armati fianchi al costato.

Sei d’attesa un palpito senza requie
la schiuma del mare che riecheggia
un’estate
che contro ogni buio campeggia
come un faro sopra la tempesta
come la sentinella fedele alla consegna
che s’è data a me prossima
e mi ha scoperto con un abbraccio.

Sconfinando in forme di vento – Versione audio:

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19 pensieri su “Sconfinando in forme di vento

  1. La ringrazio di avermi fatto partecipe della sua Bella Poesia con una mia foto del faro alla secca di Mangiabarche, Calasetta

  2. Ogni poesia che arriva è una sorpresa e una fonte di emozioni. L’ultima, che leggo, mi sembra sempre più la più bella. Grazie.

    1. Grazie Lusanda.
      Compito impegnativo, a questo punto, diventa il mio… 🙂
      Un caro saluto,
      DB

  3. Il fatto che nella prima strofa un “liberale” lamenti la mancanza di un «possesso» è molto intimistico, e sa di poesia confessionale. Poi, non solo la forma costruttiva (eccezioni ortografiche) rammenta E. E. Cummings. Molto belle le metafore di questi primi cinque versi che rinviano a un ciclico albeggiare dell’umanità (intesa come qualità) in veste di fine in sé. Colpisce l’ultima strofa, perché nell’elemento femminile evoca aspetti mitologici classici: una Afrodite, una Grande madre positiva, da cui sorge un sole garanzia poetica ed esistenziale di un «orizzonte [ben augurante; n.d.r.] ogni mattina». Il titolo della poesia tuttavia riporta all’ultimo verso di “Lady Lazarus” di Sylvia Plath: «mangio gli uomini come fossero aria».

    1. Grazie, gent.mo Caruso, per questo commento così colto e ricco di citazioni che mi suggeriscono autori e testi che, in tutta onestà, non ho ancora letto, pur conoscendone i nomi e l’importanza, e mi confermano che ci sono echi che risuonano così a lungo da perdersi nel tempo e riemergere periodicamente. Muta bocca per stessa, o analoga, voce.
      Un caro saluto,
      DB

  4. poi indietreggi e mai sei stata così
    ad un passo da me

    Invece no, io credo all’assalto
    a cuore nudo
    brancolando
    come uno che recita certezze
    dopo che un fiore ebbi sguainato
    …..
    come la sentinella fedele alla consegna

    I versi che sento a me vicini.
    C’è chi dice che d’amore non si dovrebbe scrivere, che vengono prima i temi sociali, c’è chi dice che d’amore è difficile scrivere e troppi hanno scritto.
    Forse tutte e tre le cose.
    Ma alla fine se non d’amore, di cosa mai si dovrebbe scrivere?
    L’amore si rinnova proprio quando si scrive e proprio con la poesia.
    Bellissima, grazie per averli donati.
    Adua

  5. irrompi tra le mie cose
    ma non sei possesso
    agguanti l’ultimo passaggio
    che non ha mete, non ha fermate
    ma un orizzonte ogni mattina…
    Perdoni la mia ignoranza ma…credo che niente sia più significativo dei suoi versi riguardo un’amore non vissuto…un sentimento che credo ..a senso unico.Bellissima, grazie.

  6. Danilo carissimo,
    delle tue poesie che ho letto, trovo questa la migliore, senz’altro. Per il mio tipo di sensibilità è dolcemente appagante e rassicurante la visione proposta dal verso “Sei d’attesa un palpito senza requie” che raduna in sé, a mio parere, tutte le attese della nostra esistenza umana: quelle dell’amore passionale, dell’amore oblativo, dello slancio irresistibile, anche se forse ancora inconscio , verso l’Infinito. Un verso che è speranza per la consapevolezza di quel battito continuo che tutto sostiene.
    Bravo! Mi piacerebbe molto, se esistesse una forma, collaborare con te.

  7. Non posso che cominciare col ringraziarti, caro Danilo, della splendida poesia che hai scritto. Mi evoca l’inizio d’un sentimento, d’attrazione forte che scatena reazioni che non si domano e pulsanti come il sangue che s’infiamma. Mi piace il verso “con l’inchiostro duellai la paura….”. Il Poeta affida alla scrittura la forza dei suoi sentimenti, anche per imbrigliarli, per dominarli meglio.
    Un abbraccio. Poeta.
    Annamaria

  8. o postato la tua poesia sul mio blog danilo……
    spero che ti piaccia.
    un saluto caro

    marcello

  9. Caro Danilo
    Forse perchè sto leggendo un libro di Ernst Jünger “Nelle tempeste d’acciaio”, o forse per l’immagine di quel mare che si accanisce sul faro sotto un cielo apparentemente incolpevole, che la tua poesia esprime una grande virilità. L’accettazione del fato (io credo all’ascolto // a cuore nudo // brancolando). E ancora: “che contro ogni buio campeggia…”.
    L'”abbraccio” con cui termina la valorosa poesia è di amore o di morte, ma non è questo il punto, bensì la sfida.

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