La madre, il figlio e l’anello del tempo

Mi piacerebbe raccontarti
di quando avevo cinque anni
di quando mia madre aveva l’età
che tra poco sarà anche la mia,
ma temo la verità del tempo m’ignudi
e mi scopra come tutti incapace
di essere al contempo figlio e padre,
eppure questo sarà il mio voto
che lascerò domani nell’urna del destino
sperando di essere immerso nel mistero
per quel tanto che ai bambini è concesso.
Potessi solo conservarne la lingua che ne parla.
Allora sì che sarei e l’uno e l’altro,
allora sì che porterei per una mano mia madre
e per l’altra quel che fui e che sono, sommerso
sotto immagini che lanciano segnali nella notte
e grazie alle quali navigo tra le maree immature
ché da piccolo io lo sapevo il movimento del mare
ché da piccolo io lo potevo intercettare il tempo
ma non ne avevo la lingua che adesso cerco
e con impeto scrivo e racconto perché niente si perda
e dire ch’io conobbi mia madre quand’era sorella
a quel che oggi sono e così il tempo io inverto
e non resta che lo spazio di quella cucina
dove vedo me a giocare e lei intenta a sognare.

Lawrence Alma-Tadema, Un paradiso terrestre (1891)
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10 pensieri su “La madre, il figlio e l’anello del tempo

  1. Intenso gioco con le parole e il tempo.
    Con i ricordi che tornano nel presente
    e attendono il futuro.
    Richiamo bellissimo alla madre che torna ad abitare le stanze della nostalgia.
    Condivido questo amore intenso per la madre.
    Complimenti davvero.
    E grazie per questi doni di bellezza.

  2. Ci vuole tutta un vita per imparare a morire, diceva Seneca.
    Ma ci vuole poco per imparare ad amare.
    Hai reso benissimo l’idea Danilo, del passaggio di testimone, l’amore filiale, che il tempo consegna.
    Mio padre mi é stato contemporaneamente figlio, non per scelta, ma per come era lui e per come ero io.
    Senza rimpianti… forse un po’ di nostalgia… talvolta.
    Un caro saluto e… grazie.

    Lorella

  3. Carissimo Danilo è questo uno scritto che scivola nell’anima e fa riemergere quell’esser nostro bambini. In quell’istante intenti a prendere il tempo, afferrarlo, dilatarlo, trasformarlo… i bambini hanno potere sul tempo, questa e la loro eredità per gli adulti, per coloro che la sanno trovare.
    Grazie ancora Danilo

  4. Danilo, ammiro profondamente questa tua esuberanza di creazione poetica: ci fai leggere una cosa più bella dell’altra. In questa raggiungi un vertice assoluto, nella ricerca – e capacità – di invertire il tempo, o di mettere insieme il tempo di allora e quello di ora, madre e sorella, grazie alla “lingua che ne parla”! che esaltazione della parola c’è in questi versi! che potenza dell’espressione!

  5. Caro, come avevamo detto, vecchio amico,
    anche se non sapessi che sei tu, l’amico poeta, che l’ha scritta, direi ugualmente: “ma questa è poesia!”
    Questo rimembrare come un flash, come un sogno il passato, è farlo vivere (chissà come?) anche al presente; e perché no, anche al futuro (“il mio voto che lascerò domani…”). Certo, tutti temiamo “la verità del tempo”, anzi l’accettiamo, lo “invertiamo” anche, ma non possiamo uscirne; ecco,ecco che si fa viva la verità della tragedia, di tutto ciò che è “finito”.
    Tuttavia, come dice Sergio Givone commentando Hölderlin, “il filo e la memoria di cui la poesia dispone non sono altro che il canto che lo spirito intona con se stesso”. Mi scuso delle mie frequenti citazioni, ma, a volte, sanno essere estremamente epifaniche.
    Un abbraccio fraterno: Giancarlo

  6. Bella Danilo…!

    Quando perdi un genitore la nostalgia diventa veleno se non capisci che quella madre e quel padre erano solo l'”immagine” di qualcosa di più grande, che contiene quella madre e quel padre, ma al contempo li trascende … Almeno, questa è la mia esperienza. E non è neppure troppo in tema… 🙂

    1. Cara Serena,
      la tua esperienza e quanto tu dici è senz’altro “in tema”, oltre che motivo di riflessione per me. La perdita, almeno per me, è sempre all’orizzonte, sotto forma di paura anticipata, o qualcosa del genere. So bene che non è la stessa cosa, ma resta una spada di Damocle con cui convivo da sempre. Non solo sul fronte genitori, ma nei confronti più generali del tempo che passa. Il Tempo! Forse nell’illusione di essere pronto al momento fatale…, e non intendo tanto il mio. Non è tanto la mia dipartita ad angosciarmi, anzi. Platone diceva che la filosofia è un esercizio e tirocinio di morte (vedi il Fedone). Un po’ tutti i Greci, anche prima di lui, i tragici soprattutto, lo dicevano. Mi sto, ci stiamo, allora forse esercitando? Chissà! Il sospetto è che sia solo un mulinare a vuoto. Staremo a vedere, se e quel che ci sarà dato.
      Un abbraccio, e aspetto altri tuoi commenti in futuro. C’è, per me, da apprendere.
      DB

  7. È molto bella.
    “Passeremo all’eternità senza sapere che ciò che del passato invidiamo ha da venire”?
    Grazie, Annalisa!

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