Disintegration, as the only Cure

Venticinque anni fa, la Disintegrazione. Esplodersi dentro per ricomporsi anno dopo anno, frammento dopo frammento, scheggia dopo scheggia… conficcata una sull’altra, tra vene e cuore, per pulsare sangue e amore lassù, più su, ancora più su, fino a questa piramide di vetro e tendini, tesi a costruire un sogno di cattedrale imponente e fragile, come un’offerta di uomo, un sacrificio umano in tempi spolverati da ogni cosa in qualche maniera, o forma, divina… Un canto fermo in gola, che tanto vale tagliarla, questa gola, perché qualcosa almeno sgorghi, sbocchi fuori, come un bacio affamato che sbrana una preda mai così tanto amata, che chiede una morte congiunta, una copula che sia nascita di dolore così intenso da rovesciarsi in gioia, come canto di cigno… un rigurgito di antica, immemorabile preghiera da piantare in terra perché un giorno germogli e cresca e infine fiorisca alta in cielo, perché il cielo ne sia tutto ricoperto, invaso, esaurito e compiuto. [DB]

Oh I miss the kiss of treachery
The shameless kiss of vanity
The soft and the black and the velvety
Up tight against the side of me
And mouth and eyes and heart all bleed
And run in thickening streams of greed
As bit by bit it starts the need
To just let go
My party piece

Oh I miss the kiss of treachery
The aching kiss before I feed
The stench of a love for a younger meat
And the sound that it makes
When it cuts in deep
The holding up on bended knees
The addiction of duplicities
As bit by bit it starts the need
To just let go
My party piece

But I never said I would stay to the end
So I leave you with babies and hoping for frequency
Screaming like this in the hope of the secrecy
Screaming me over and over and over
I leave you with photographs
Pictures of trickery
Stains on the carpet and
Stains on the scenery
Songs about happiness murmured in dreams
When we both us knew
How the ending would be…

So it’s all come back round to breaking apart again
Breaking apart like I’m made up of glass again
Making it up behind my back again
Holding my breath for the fear of sleep again
Holding it up behind my head again
Cut in deep to the heart of the bone again
Round and round and round
And it’s coming apart again
Over and over and over

Now that I know that I’m breaking to pieces
I’ll pull out my heart
And I’ll feed it to anyone
Crying for sympathy
Crocodiles cry for the love of the crowd
And the three cheers from everyone
Dropping through sky
Through the glass of the roof
Through the roof of your mouth
Through the mouth of your eye
Through the eye of the needle
It’s easier for me to get closer to heaven
Than ever feel whole again

I never said I would stay to the end
I knew I would leave you with babies and everything
Screaming like this in the hole of sincerity
Screaming me over and over and over
I leave you with photographs
Pictures of trickery
Stains on the carpet and
Stains on the memory
Songs about happiness murmured in dreams
When we both of us knew
How the end always is

How the end always is…

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2 pensieri su “Disintegration, as the only Cure

  1. Caro Danilo
    Lo stile è molto bello, esuberante e prorompente, tanto che mi fa venire in mente Majakovskij. Il contenuto lo condivido meno. È un linguaggio apocalittico dal cui concetto bisogna stare in guardia. Io capisco bene l’impeto e la creatività che una mente intelligente, ma giovane, può gettare davanti a sé, come una bomba.
    Il tuo amico vecchio (non vecchio amico, perché ci conosciamo da poco tempo) è in quella dimensione che può dirsi della rassegnazione e vede già da tempo il tempo, come uno spettatore. Cerca di pensare al bicchiere mezzo pieno e non…
    Pensa agli stoici, ai sincretisti alla Seneca e il poco tempo che resta cerca di apprezzarlo, seduto su una poltrona, come di fronte ad uno spettacolo cinematografico anche se lui, a volte inconsapevolmente, ne é il protagonista.
    Ti saluto sempre con affetto e stima.

    1. Caro Giancarlo,
      ogni anabasi vuole la sua catàbasi. Altrimenti c’è la bonaccia, che però non credo si possa scegliere ma è destino, come le altre due condizioni, che sono di movimento e non di stasi. Per chi è costretto, spinto, forse dall’età – altro nome per il destino? – muoversi comporta sempre bordeggiare confini, e talora al confine si profila il fondo imperscrutabile di un abisso. L’insondabile è una sfida pericolosa, una provocazione potenzialmente fatale. Me ne rendo perfettamente conto.
      Grazie e un abbraccio,
      DB

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