La passione di Tristano

Ti immagini se scavassi
dentro il tronco d’un albero
dalle radici in su, e poi
vi navigassi in lungo e in largo
come un luminoso ed ebbro
scoiattolo volante?
Sarebbe in tutto simile
a quell’estate di ghiaccio fuso
in cui ci facemmo compagnia
come cuccioli di cane abbandonati
gli stessi occhi, la stessa paura,
la stessa ricerca d’una qualche fine.
Ma in quelle braccia avvinti, non so
se per loro, o per il reciproco ascolto
di due cuori assediati, avviliti,
la nostra pelle si fece più dura
corteccia, e remota d’improvviso
la nostra unione si rivelò.
Forse per questo vorrei l’albero cavo
forse per questo vorrei farmi volante
così da ghermirti come il falco la lepre
e fare di quel tronco vuoto
il vascello dei miei estivi fantasmi
oppure la bara per il nostro amore.

La passione di Tristano – Versione audio:

Egon Schiele, L’abbraccio (1917)

[clicca qui: Richard Wagner, Tristan und Isolde: Prelude & Liebestod (direzione: Wilhelm Furtwängler; voce di Isolde: Kirsten M. Flagstad)]

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7 pensieri su “La passione di Tristano

  1. Una dichiarazione d’amore bellissima, di un romanticismo antico e moderno… non vi è altro da aggiungere…

    Carla

  2. A me piace molto notare che tutto parte da una domanda sul ‘se’..che porta a immaginare ‘quello che sarebbe se’. Ma subito siamo calati in qualcosa di oramai avvenuto, dentro un ricordo, l’amore che si rivela e che fugge via malgrado tutto diventando così lontano da voler desiderare di poter essere anche altro, qualcosa che forse non si può essere per fermare quel tempo e ripercorrerlo qualunque fine possa avere.
    Uno scalare suggestivo di immagini.

    Bella, nostalgica anche..

    Adua 🙂

  3. «L’Oriente venne a sognare nella nostra vita risvegliando antichissimi ricordi. E ciò accadde perché dal fondo del nostro Occidente, la voce dei bardi celtici gli rispondeva» (D. de Rougemont, L’Amore e L’Occidente: questa poesia potrebbe esserne un bell’esergo!!)

  4. Caro Danilo
    Anche la poesia è romantica e, alla presentazione scenica (mi rifaccio ancora ad Artaud), il dramma wagneriano non poteva essere meglio scelto.
    Bella poesia, ti invidio (bonariamente). Poesia elitaria, filosofica, anche se per i più, i due concetti, intendo poesia e filosofia, non stanno insieme.
    Di solito è dal dolore che nasce la gioia, ma nel ricordo è l’inverso; è da quella gioia passata che più si fa pungente il ricordo.
    Non c’è Lete, per quanto minaccioso, che possa impedirne il ritorno, se questo ritorno indugia in una sofferta malinconia. Bravo, dal fondo del cuore.
    Giancarlo.

    1. Condivido il commento del Sig. Giancarlo. Aggiungo che stimo molto il “non tempo” nel quale lo scritto si muove, nell’infinità, nel per sempre, appunto, negli stati d’animo universali ed imperituri.

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