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Isaiah Berlin dietro le quinte: epistolario 1928-1946

recensione apparsa su «L’Indice», XXVII, n. 2, febbraio 2010, p. 44

ISAIAH BERLIN, A GONFIE VELE. LETTERE 1928-1946, a cura di Henry Hardy, trad. dall’inglese e cura dell’edizione italiana di Flavio Cuniberto, € 30, pp. 380, Adelphi, Milano 2008

Ecco l’ennesimo volume postumo di Berlin che si deve all’iniziativa dell’amico Henry Hardy. L’edizione italiana, molto abbreviata rispetto a quella inglese, costituisce un’opera a sé, un epistolario (mentre l’originale è molto di più), meglio ancora: un’antologia di lettere selezionate con un preciso scopo editoriale e “scientifico”. Si intende infatti mostrare il lato più intimo ed “umano” di colui che probabilmente è, assieme a Popper, il teorico liberale attualmente più in voga.
Questa antologia riesce ad offrire una lettura perfettamente complementare alla bella biografia scritta nel 1998 da Michael Ignatieff. Non contraddice, ma aggiunge. Ci svela il lato in ombra della personalità di Berlin, la cui natura è sì cosmopolita, come si è sempre ripetuto, ma anche profondamente anglicizzata. Specialmente se si pensa alla Londra e all’Inghilterra di Oxford e Cambridge fra anni Venti e Quaranta. Dalle lettere scritte a parenti ed amici sin da quando era nemmeno ventenne trova conferma il ritratto di un Berlin quale uomo brillante, dai modi affabili e altresì dotato di wit e humour in abbondanza. La sua cultura viene spesso usata per intavolare, anche tramite lettera, vere e proprie conversazioni, dove non mancano malizia e gusto per il gossip. Traspare anche una grande capacità di introspezione, intelligentemente controllata ed arginata per evitare il rischio di quella paralisi malinconica tanto frequente in spiriti, come il suo, di grande cultura filosofica e letteraria. Preferisce perciò dedicarsi all’analisi delle psicologie altrui.
Da consigliare vivamente a qualsiasi studioso o studente di letteratura comparata le lettere in cui scandaglia con poche righe pregi e difetti della pagina di Henry James rispetto a quella di Tolstoj o di Proust. Con lo scoppio della guerra e gli incarichi ufficiali che assumerà al servizio degli Alleati, la storia con la S maiuscola entra prepotentemente nel carteggio, anche se il tragico è sempre trattenuto da una saggia ironia.