La scena corale

Annodàti, sciolti, riallacciati
siamo gli estremi della solita fune
con cui ci dondoliamo le risposte
dopo esserci impiccati alle domande
nei primi vagiti di un mattino storto
piegato dal tempo come quell’uomo
che vedo ogni sera indugiare nel saluto
di lei che rincasa come vela nel porto.

La stessa noncuranza, la stessa fierezza
inconsapevole, che ammala ogni orfano
ogni uomo il cui destino fa cilecca,
e non sai mai a chi dar la colpa
se a lui o a lei, a chi non compie
non chiude il cerchio che circola vita
che rinchiude vita, che è morte ed altro.

Quella fune che ci lascia a vista
quella fune che ci accompagna e striscia
è d’inciampo, è d’incanto, per chi osserva
i vagabondi legati: spettacolo da tre soldi.

Mettiamo in scena una storia più grande di due:
siamo simbolo, siamo capro espiatorio
avvertimento che minaccia il divertimento:
anche a voi la scelta, fra cappio o dondolo.

La scena corale – Versione audio:

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7 pensieri su “La scena corale

  1. Mi sento molto inadeguata a commentare. Forse perché leggo versi che mi appaiono come un’allegoria, influenzata da Gaber o dai tempi che stiamo vivendo, o forse perché preferisco così anziché svegliare fantasmi dormienti. Il tutto però mi piace, non mi angoscia come forse dovrebbe anzi sorrido e mi piace non sapere perché. Grazie Danilo

  2. É difficile il rapporto a due.
    Il nodo é il protagonista, il nodo fatto dalle mani abili e pazienti di un marinaio, che facilmente si districa, o un disperato nodo scorsoio di cui tardi ti accorgi.
    Io mi immagino il mare e un’altalena…
    Grazie Danilo, sei sempre un ispiratore.
    Cari saluti
    Lorella

  3. Dopo averli letti e riletti stamattina, questi versi non mi abbandonano i pensieri. Evidentemente mi stanno raccontando qualcosa di profondo, qualcosa che è in me, e forse non solo in me, come si addice ad ogni vera poesia.
    Grazie per questa intensità lirica!!
    M. 🙂

  4. Letto, riletto. Una eco insistente, confusa, martellante, negli incubi notturni.
    Nel dramma universale dell’amore ci si specchia intimoriti dal ritrovare segni che si credevano personalissimi, nascosti, dimenticati. E’ un indicibile tormento, che rinnova a tratti spezzoni di dolcezze vissute ed amarissime
    sconfitte. Chi è che scava nelle nostre anime senza difesa, incuneandosi nel sentiero contorto di ricordi impalliditi, eppure d’improvviso vivi, minacciosi, ammonitori?

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