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I nostri giorni viareggini

Max Klinger, L’ora blu (1890)

Tra la bella addormentata e la spuma del mare,
da cui attendo a giorni la nascita della mia dea,
mi allaccio alla mia tavola sull’onda dei ricordi
e solcarne uno non è grave, cavalcarli tutti è bene
basta che lo scirocco non mi neghi ancora pioggia
ché allora fatico a scordarmi l’età che non perdona;
o sono io a non perdonarmi? Non importa, taccio.
Quel che conta è che siamo ancora assieme, salvi
dalla mareggiata che già troppi ne ha dispersi, sai,
ché l’amicizia è quel che lega i diversi stili di nuoto
e conduce tutti, nessun escluso, alla boa, l’ultimo paga
ma è solo un modo per ritrovarci ancora, uniti, al faro.
Sono i giorni viareggini, quando ogni verbo coniugavi
senza bisogno di dargli un tempo, ché bastava il vento
a dire ai tuoi calcagni se oggi eri beato o soltanto felice.

E se un dì questa stagione mi svanisse dalla mente,
operate d’urgenza l’espianto alla marionetta che rimarrei
e deponete il mio cuore ai piedi della bella addormentata,
saprò che a vegliarmi saranno lei e i suoi sodali apuani
che da sempre tengono alto il cielo a specchio del mare.

È sotto questa tenda che aspetterò la prossima mareggiata,
ma intanto mi si trapianti a riva, tra i castelli di sabbia.

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