Se Itaca è un ritorno

Ermenegildo Atzori, Itaca (2010)

Ulisse, un uomo che parte,
un uomo che inganna,
se torna non lo sai, ovvero
non sai se torna per te
o per il pretesto di un nuovo viaggio.

Della tua tela lui è il ragno, tu il tessuto;
un’altra preda nelle fauci di nessuno?
Difficile da dirsi, incerto
come il tastare suo nel buio
della camera degli sposi, accecati
ché senza più memoria e occhi puri
sono bozzoli di farfalle dai voli disuguali
per una fu il mare, terraferma per l’altra.

L’Alighieri, un uomo nell’esilio,
un uomo che è messaggero,
e cosa reca al ritorno, di chi la voce
che gli detta le parole mendaci?

Perché la conoscenza sa essere vile
quando il genio affonda tra le cosce,
e il figlio di Laerte ha meno virtù
del suo marinaio, padre ma non re.

Itaca è una terra di fedeltà alla terra;
questo grazie a una regina, e a un cane.

Se Itaca è un ritorno – Versione audio:

Arthur Hughes, A Passing Cloud (1895-1908 ca.)

‘O how this spring of love resembleth
The uncertain glory of an April day
Which now shows all the beauty of the sun
And by and by a cloud takes all away’
[W. Shakespeare, The Two Gentlemen of Verona, 1590-1595 ca.]

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8 pensieri su “Se Itaca è un ritorno

  1. Stupendo testo, per una fedeltà forzata, non sentita, tessuta nelle trame di una tela, quasi volesse districarsene ma non ci riuscisse. Bella la scelta del quadro, un volto che sembra affiorare dall’acqua. E commovente il riferimento alla fedeltá di Argo, l’unico per cui Odisseo versò una lacrima.
    Grazie Danilo!
    Cari saluti
    L.

  2. Caro Danilo, per una volta non condivido il pensiero; forse, il desiderio, sempre presente in te, di idealizzare la donna e la sua propensione a sacrificarsi, ti ha portato un po’ lontano da Ulisse per illuminare Penelope. Ulisse, con il suo eroismo e le sue vigliaccherie, con la sua fedeltà e la sua infedeltà, con la sua acutezza e la sua debolezza che lo rende spesso prigioniero, rappresenta, invece, per me l’uomo che ha come scopo il Bene e la tensione verso il suo Fine ultimo. L’uomo della strada, il componente dell’umanità risvegliata che sente il richiamo assoluto della Verità, che cerca di raggiungere ma di fronte alla quale si sente impotente.
    San Paolo che dice: “Faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio” rende forse l’idea più esatta della lotta terrena dell’essere umano per rimanere nel Bene malgrado le numerose cadute. Infine, Ulisse non abbandona la lotta per raggiungere il Fine ultimo del suo viaggio travagliato. Dunque vince… E vince da solo con le sue forze, pur aiutato dalla vista della fedeltà di Penelope che per me, più che la fedeltà che dimostra, rappresenta il vero amore che sa aspettare e vincere ogni ostacolo e nel vortice energetico dell’amore assoluto, noi sappiamo che tutto è possibile.

    1. Su Ulisse e Penelope comprendo le tue obiezioni, ma volevo solo sottolineare un aspetto, un punto di vista inusuale della loro vicenda, suggeritomi molti anni fa dalla lettura di un romanzo di Luigi Malerba.
      Ulisse è senz’altro figura archetipica della cultura occidentale, personaggio passato dall’epica al mito, di estrema densità e complessità, e che Dante ha caricato di ulteriori valenze, consegnandolo alla cultura umanistico-rinascimentale. Da lì è giunto sino a noi. Mi piaceva però, in questa poesia, raccontare la conclusione dell’Odissea da un altro punto di vista, quello di Penelope, e valorizzarne la figura.
      Grazie mille per tutti i tuoi commenti.
      Un abbraccio,
      DB

  3. Chi aspetta con pazienza sarà ricompensato al momento giusto ?
    Una splendida lirica, dove si averte un forte sentimento di attesa da questa Regina e il suo fedele cane. Saluti Poeta Caro?

  4. E’ sempre un piacere lasciare le consuete e sudate carte per leggere le belle cose che scrivi.
    Un saluto

  5. Sai Poeta, questa tua nuova versione dell'”ingombrante” Ulisse, sempre chiuso nella sua corazza d’eroe forzato, cui tutto si perdona, mi piace molto. E’ molto vera.
    Anche l’Alighieri restò intrappolato nella rete fascinosa di quest’uomo sempre descritto a tutto tondo, senza le sfaccettature che noi moderni ricerchiamo.
    Credo non volesse mentirci Dante, ma inchinarsi al grande Omero che cantò gesta d’uomini antichi in maniera antica, come il suo tempo voleva.
    Quest’Ulisse mendace, sfuggente, carico di grandi ombre, è più umano, più credibile.
    Mi piacciono le tue parole su Penelope che ha la forza della Madre Terra, che nulla teme e rimane ad attendere paziente e sicura, insieme al fedele cane.

    Bellissima opera, Danilo. La canzone di Dalla, dal testo dolente ed azzeccato, è una degna colonna sonora.
    Un abbraccio.
    Annamaria

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