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il Dylan più grande è Thomas

Unless I learn the night I shall go mad.
It is night’s terrors I must learn to love…

Cento anni fa, il 27 ottobre 1914, nasceva a Swansea, nel Galles meridionale, Dylan Marlais Thomas. Forse il più grande poeta in lingua inglese del ventesimo secolo. Almeno per le mie conoscenze e per i miei gusti. So bene che ci sono anche gli Ezra Pound e i T.S. Eliot, le Sylvia Plath e le Marianne Moore, i W.H. Auden e i Robert Frost, i Wallace Stevens e i Séamus Heaney, e qualcun altro ancora, ad esempio Derek Walcott. Tutti poeti che si sono espressi a livelli altissimi in lingua inglese. Tutti davvero grandi per alcuni loro versi, tutti assolutamente mirabili. E non solo per me, so bene. Ma in Dylan Thomas quella voce inglese tocca vertici di potenza inaudita, si fa un ruggito, e la sua poesia diventa una commistione orgiastica, organica e panica, e sembra quasi, nel leggerlo e nell’ascoltarlo, di poter mangiare e bere quel che imbandisce coi suoi versi. Molte sue poesie sono un banchetto. Altre sono preghiere di una santa possanza terrena, ma non materiale, men che meno materialistica. A dimostrazione che pagana è la via alla mistica. O almeno così penso, e così mi sento di rivolgere un saluto a quel leggendario “santo bevitore” gallese la cui voce tuonava tanto da renderlo celebre già in vita proprio per le letture radiofoniche che faceva delle proprie opere. Compreso un radiodramma, Under milk wood (Sotto il bosco di latte), più tardi adattato come pièce teatrale e nel 1972, poi, tradotto anche in un film che ebbe come interpreti attori del calibro di Richard Burton, Elizabeth Taylor e Peter O’Toole. Un dramma radiofonico a più voci, che fu trasmesso esattamente sessant’anni fa, nel 1954, pochi mesi dopo la prematura scomparsa del poeta, ad appena 39 anni. Un’opera che, sempre sessant’anni fa, ricevette il Prix Italia. Anniversario nell’anniversario. Dunque non si poteva non ricordare il grande poeta gallese che dell’inglese seppe fare impasto poetico carnale e mistico, come pochi altri nella sua lingua durante il secolo scorso. Qui potete ascoltarlo mentre recita uno dei suoi capolavori, Lament, composta tra l’estate e l’autunno del 1951:

When I was a windy boy and a bit
And the black spit of the chapel fold,
(Sighed the old ram rod, dying of women),
I tiptoed shy in the gooseberry wood,
The rude owl cried like a tell-tale tit,
I skipped in a blush as the big girls rolled
Nine-pin down on donkey’s common,
And on seesaw sunday nights I wooed
Whoever I would with my wicked eyes,
The whole of the moon I could love and leave
All the green leaved little weddings’ wives
In the coal black bush and let them grieve.

When I was a gusty man and a half
And the black beast of the beetles’ pews
(Sighed the old ram rod, dying of bitches),
Not a boy and a bit in the wick-
Dipping moon and drunk as a new dropped calf,
I whistled all night in the twisted flues,
Midwives grew in the midnight ditches,
And the sizzling sheets of the town cried, Quick!-
Whenever I dove in a breast high shoal,
Wherever I ramped in the clover quilts,
Whatsoever I did in the coal-
Black night, I left my quivering prints.

When I was a man you could call a man
And the black cross of the holy house,
(Sighed the old ram rod, dying of welcome),
Brandy and ripe in my bright, bass prime,
No springtailed tom in the red hot town
With every simmering woman his mouse
But a hillocky bull in the swelter
Of summer come in his great good time
To the sultry, biding herds, I said,
Oh, time enough when the blood runs cold,
And I lie down but to sleep in bed,
For my sulking, skulking, coal black soul!

When I was half the man I was
And serve me right as the preachers warn,
(Sighed the old ram rod, dying of downfall),
No flailing calf or cat in a flame
Or hickory bull in milky grass
But a black sheep with a crumpled horn,
At last the soul from its foul mousehole
Slunk pouting out when the limp time came;
And I gave my soul a blind, slashed eye,
Gristle and rind, and a roarers’ life,
And I shoved it into the coal black sky
To find a woman’s soul for a wife.

Now I am a man no more no more
And a black reward for a roaring life,
(Sighed the old ram rod, dying of strangers),
Tidy and cursed in my dove cooed room
I lie down thin and hear the good bells jaw–
For, oh, my soul found a sunday wife
In the coal black sky and she bore angels!
Harpies around me out of her womb!
Chastity prays for me, piety sings,
Innocence sweetens my last black breath,
Modesty hides my thighs in her wings,
And all the deadly virtues plague my death!

clicca qui: The complete 2014 version of Under Milk Wood featuring Michael Sheen,Tom Jones,Charlotte Church & others

E ancora sessant’anni fa Igor Stravinskij componeva il brano commemorativo In memoriam Dylan Thomas, per quartetto d’archi, quattro tromboni e voce maschile.