Se l’uomo ha decapitato Dio

di Marcello Veneziani

E se provassimo per una volta ad affrontare i fanatici di Dio sul terreno loro propizio e congeniale, vale a dire il campo teologico?

È un discorso tra sordi e ciechi quello imbastito in Occidente con i fanatici dell’Islam e di ogni altra fede.
Loro parlano e uccidono nel nome di Dio, un Dio atroce, e noi parliamo e rispondiamo nel nome dei diritti umani, della civiltà e dell’umanità, perfino della libertà e della ragione.
Sono due linguaggi estranei a vicenda, destinati a non incontrarsi, e dunque a lasciare spazio solo alle armi.
E se provassimo per una volta ad affrontare i fanatici di Dio sul terreno loro propizio e congeniale, vale a dire il campo teologico? Se provassimo cioè a dire ai loro adepti che uccidendo non violano i codici di vita e di legge occidentali, ma violentano e offendono Dio, il loro Dio, che essi adorano come grande e misericordioso? Vorremmo dedicare loro questo decalogo sul piano teologico, e vedere la guerra santa in relazione a Dio e non ai suoi devoti miliziani, convinti che nessun teologo islamico, cristiano o di altra religione monoteista, possa rigettare i suoi cardini come atei o blasfemi.

I. Chi uccide nel nome di Dio compie il più grande sacrilegio perché si sostituisce a Dio e ne anticipa il Verdetto.
II. Chi crede di avere potere assoluto di vita o di morte su altre creature, rifiuta la sua stessa condizione di creatura.
III. Chi decreta che una parte dell’umanità sia da estirpare dichiara il fallimento di Dio, perché è stato Lui a mettere al mondo questi «malvagi», sono anch’essi figli suoi.
IV. Chi vuol conquistare il paradiso tramite il massacro è sulla via dell’inferno, che ha già anticipato in terra.
V. Chi pensa che il Signore dell’Universo possa delegare a una porzione recente di umanità il compito di custode esclusivo e giudice del Creato ha ridotto l’Eterno a una storia e l’Infinito a un’esile fetta di mezza luna.
VI. Chi stermina interi popoli o decapita persone solo perché appartengono a storie e tradizioni diverse, riduce ciascun uomo a granello di sabbia, nega la sua identità, non considera come ha vissuto e punisce un incolpevole.
VII. Chi pensa che Dio abbia bisogno dei boia per esercitare la giustizia divina, oltraggia la sua infinita grandezza e rinnega i suoi emissari nei cieli e in terra, gli angeli.
VIII. Chi pensa che Dio il Misericordioso possa negare la clemenza e il perdono attribuisce a Dio risentimenti umani e pulsioni bestiali.
IX. Chi pensa che Dio gioisca nel vedere uomini e popoli in ginocchio solo per paura e per terrore dei fanatici e non per fede e per amore di Dio, rivolge a Dio la peggiore bestemmia.
X. Chi uccide nel nome di Dio uccide anche Dio; chi decapita un uomo nel nome di Dio, decapita Dio nel nome dell’uomo.

[già pubblicato su “il Giornale”, 4 settembre 2014]

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7 pensieri su “Se l’uomo ha decapitato Dio

  1. Penso che il decimo “comandamento veneziano” sia purtroppo soltanto cristianissimo, non condivisibile da altre religioni. Esso rimanda al nucleo del cristianesimo, che è l’Incarnazione di Dio nell’uomo, e alla massima evangelica: “Ogni volta che avete fatto una di queste cose al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me”. La concezione islamica di Dio è priva di questa paradossale prossimità-reciprocità con l’uomo: Dio è l’amato, non l’amante.

  2. Thank you for this summary of the case against the Islamic terrorists, who are terrorists claiming to do the will of Allah by killing other human beings.They are worshippers of Satan, not of God. Why aren’t they condemned as murderers plain and simple, not religious fanatics? Somehow calling them Islamic terrorists makes them less guilty than calling them devil worshippers. The sad truth is that Mohammed himself endorsed killing in the name of Allah, and therefore justified murder as a religious act, so long as the victims were “infidels,” that is, any human being of any age, race, or creed who refused to believe that “There is no God but Allah, and Mohammed is his Prophet”. Thus, the majority of mankind are infidels, and whether you kill two of them in Iraq or 3000 in New York, you are doing the bidding of Allah and his prophet. It is a travesty of religion, evil masking as good. No wonder Dante placed Mohammed in the Eighth Circle of Hell as a traitor to the true God, a false prophet masquerading as the true and only prophet.
    The question now is how do we rid ourselves of these maniacal killers?

  3. Caro Danilo,
    grazie per questo bell’articolo. Ti mando questo articolo di Zizek, che mi pare vada ancora di più al nodo del problema. Non vale la pena sfidare la ISIS sul piano teologico, perché quello di cui mancano è proprio una fede religiosa. La ISIS somiglia a noi occidentali, più di quanto si possa pensare. Da noi occidentali hanno ripreso il nichilismo disperato della nostra società, sempre più avviata verso “l’ultimo uomo” nicciano. Trovo affascinante e convincente che invece che un’antagonista alla nostra cultura, religione, e civiltà, la ISIS è cresciuta nutrendosi dei frutti malati del nostro fottuto mondo materialista.

    http://opinionator.blogs.nytimes.com/2014/09/03/isis-is-a-disgrace-to-true-fundamentalism/

    Un abbraccio
    Michele

    1. Caro Michele,
      quanto alla tesi di Zizek: sì e no. Il nichilismo è senz’altro matrice importante, probabilmente non unica, del terrorismo jihadista, ma sei, siamo proprio sicuri che il nichilismo sia tout court “occidentale”? mmhh… ne dubito. Mi meraviglio di un filosofo affermato come Zizek. O meglio: no, non mi meraviglio dato il personaggio. Bisogna, come sempre, intendersi bene. Di cosa parliamo quando parliamo di nichilismo con riferimento al terrorismo jihadista? Nichilismo filosofico tout court, oppure filosofico-politico? Credo proprio siamo nel secondo caso. Ebbene, il nichilismo politico ha scaturigine russa, da Turgenev a Lenin, e il bolscevismo è la forma compiuta, estrema, perché vittoriosa, di nichilismo politico. In Russia non furono gli “occidentalisti” stricto sensu ad alimentare questa fondamentale corrente culturale e politica. Furono personalità che ibridarono la tradizione della civiltà contadina russa con idee di provenienza europea e, con essa, occidentale. Una fusione del tutto originale che poi da Est si spostò ad Ovest. Come recitava il sottotitolo di un fortunato libro pubblicato nel 1930 da un giornalista russo, di nome Briantchaninoff: “Né Europa né Asia, la Russia è Russia”. Non è tanto un materialismo partorito in piena, totale autonomia da una civiltà europea decadente, come si è invece soliti pensare. Le cose sono più articolate e confuse, frutto di ibridazioni insolite. Ne riparleremo.
      Per concludere provvisoriamente, lettura per lettura: André Glucksmann, Dostoevskij a Manhattan (tr. it. 2002).
      Un carissimo saluto,
      DB

      1. Sì, non sono anch’io convinto dell’interpretazione di Zizek. Quando ho letto il suo articolo mi è venuto da pensare a un romanzo dello scrittore afghano-americano Hosseini che parla di quando i Talebani instaurarono un regime in Afghanistan dopo il crollo della monarchia, per intervento militare societico. Le atrocità commesse dai talebani contro i Pashtun sono allora molto simili a quelle che vediamo oggi. Segno dunque che questo nichilismo non è un recente frutto di un mondo globalizzato, ma ha radici profonde e locali. Tuttavia, mi piace l’idea di Zizek che il terrorismo islamico si nutre di una cultura che viene da lontano, dal mondo della Rete ed è alimentato, in parte, dallo scricchiolii del sistema capitalista, che fatica a rispondere alle nuove offensive di coloro che non traggono beneficio da tale sistema, ma anzi devono vivere ai margini di tale mondo. Ne riparleremo.
        Un abbraccio,
        Michele

  4. Che ho da dirti sul decalogo?
    Papa Francesco lo sta attuando, così come teologicamente già Ratzinger lo aveva messo per iscritto nella sua famosa enciclica Deus caritas est. I risultati? Io non ho diritto di esprimere un giudizio in nome di Dio. Tu mi risponderesti, caro Virgilio: “vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare”.
    Stimo molto l’intelligenza e la sensibilità di Marcello Veneziani
    Ti abbraccio.
    Giancarlo

  5. Credo che contro questi fanatici bestiali poco ci sia da fare , i principi morali e religiosi contemplati nel decalogo stilato da Veneziani,non fanno una piega, ma non sono forse gli stessi insegnamenti che tanti missionari cristiani portano nelle terre dell’Islam e per questo stanno subendo ogni tipo di violenza fino al martirio!
    No,credo che l’ Occidente e specialmente l’ Europa si debbano svegliare dal torpore buonista .

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